30 Marzo 2018

Riconoscibilità, visibilità, autorevolezza.... questo e molto di più da scoprire il 12 maggio 2018 nelle sedi della Giornata a Porte aperte.

Dicono di noi...

Silvia Musa, vicepresidente sez. Emilia Romagna
Marco Cibien, funzionario tecnico UNI
Angelo Deiana, presidente di CONFASSOCIAZIONI
Natacha Niemants, socia aggregata dal 2017
Cecilia Robustelli, linguista esperta di lingua di genere, scrittrice e accademica italiana


Che cos’è lo strumento CalcolaReddito AITI?
Lo abbiamo chiesto a Silvia Musa, Vice-presidente sez. Emilia Romagna.

Il CalcolaReddito è frutto di una riflessione condivisa del CDR Emilia-Romagna.

Ci siamo dette: dobbiamo parlare di tariffe. Tutti le devono fissare, molti si lamentano, alcuni ne parlano, ma non c’è un quadro di riferimento, né un esame di tariffologia. Non esiste, e per l’antitrust non può esistere, una tabella comoda e rassicurante che ci dica quanto chiedere per i nostri servizi con garanzia “ok, il prezzo è giusto”. E l’università molto spesso non forma sistematicamente su questo aspetto chiave della professione.

Poi ci siamo dette: forse è giusto non parlare di tariffe perché, di fatto, la tariffa altro non è che un punto di arrivo. A noi interessa mostrare il percorso che porta alla tariffa, capire come si arriva a definire un prezzo e soprattutto passare dal ragionare a tariffa unitaria (parola, cartella, giornata) al ragionare in termini di reddito del professionista. In fondo, più che il prezzo a parola/giornata, l’importante è sapere se e come si può vivere (bene) di questa professione che amiamo.

Allora abbiamo creato uno strumento che accompagna nel percorso verso la tariffa, per rispondere alla domanda “quanto mi rimane in tasca?”. Infatti, non sempre dai calcoli del commercialista, tra acconti, anticipi e ritenute, si riesce ad avere un’immagine nitida. L’obiettivo era avere uno strumento più preciso, ma altrettanto semplice del “circa metà”, che potesse servire come punto di partenza per definire una strategia di prezzo personale. Non un comodo e rassicurante tariffario, ma uno strumento metodologico pratico e flessibile per stabilire con maggiore consapevolezza: “quanto mi faccio pagare?”.

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In che modo AITI si impegna a elaborare e diffondere raccomandazioni, norme e standard sulle migliori prassi professionali?
Ne parliamo con Marco Cibien che, dal 2004, è funzionario tecnico UNI, Ente Italiano di Normazione, e si occupa primariamente degli organi tecnici operanti negli ambiti della gestione per la qualità, valutazione della conformità, metrologia e statistica. Dal 2011 gestisce, in particolare, la segreteria della Commissione Tecnica "Attività professionali non regolamentate".

In quale occasione ha avuto modo di incontrare AITI?

Il punto di contatto con AITI è stato il processo di elaborazione della norma UNI 11591:2015 "Attività professionali non regolamentate - Figure professionali operanti nel campo della traduzione e dell'interpretazione - Requisiti di conoscenza, abilità e competenza", un'esperienza al tempo stesso sfidante (anche alla luce della complessità della norma in esame) e arricchente.

Come è stata la collaborazione con la nostra associazione?

Direi assolutamente positiva, grazie alla competenza e disponibilità dei rappresentanti AITI che hanno coordinato l'organo tecnico estensore della norma UNI 11591:2015, ossia il Gruppo di Lavoro "Figure professionali operanti nel campo della traduzione e dell'interpretazione" (GL 08), afferente alla Commissione Tecnica UNI "Attività professionali non regolamentate" (UNI/CT 006).

Che ruolo svolgono le associazioni nella promozione della professionalità in base alla sua esperienza?

Alla luce della mia esperienza nell'ambito delle attività tecnico-normative UNI nel settore delle attività professionali non regolamentate, le associazioni professionali svolgono un fondamentale ruolo di promozione delle competenze professionali dei propri associati e di tutela dell'utente/consumatore, in coerenza con quanto previsto dalla Legge 04/2013. Il riferimento specifico è al "percorso virtuoso" delineato da tale Legge e che richiama nello specifico: la "valorizzazione delle competenze dei propri associati" (Art. 2, comma 1) e la promozione della loro "formazione permanente" (Art. 2, comma 3), la promozione di forme di "garanzia e tutela dell'utente" (Art. 2, comma 4), l'implementazione di un "sistema di attestazione" (Art. 7), nonché al determinante contributo che le associazioni possono apportare nello sviluppo della normativa tecnica UNI ai fini della "auto-regolamentazione volontaria" (Art. 6) anche nella prospettiva della "certificazione di conformità a norme tecniche UNI" (Art. 9).

In definitiva, le associazioni professionali rappresentano un elemento fondamentale nel "sistema evolutivo" delineato dalla Legge 04/2013, ai fini del riconoscimento, da parte del mercato e degli utenti/consumatori, di tutte quelle professioni che, senza essere riconducibili a Ordini, Albi o Collegi, ovvero disciplinate da specifiche disposizioni legislative, operano nel tessuto socio-economico nazionale.

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Perché è importante far parte di un’associazione professionale come AITI?
L’abbiamo chiesto a Angelo Deiana, Presidente di CONFASSOCIAZIONI (Confederazione Associazioni Professionali) e ANPIB (Associazione Nazionale Private & Investment Bankers), uno dei maggiori esperti di economia della conoscenza e dei servizi finanziari e professionali in Italia. Manager di primari gruppi bancari nazionali e internazionali, docente universitario, è autore di numerose pubblicazioni in campo economico/finanziario.

In quale occasione ha avuto modo di conoscere la nostra associazione?

Conosco AITI da molti anni per motivi professionali e per aver partecipato a molti momenti di condivisione della visione e dei valori dell’associazione. E, dunque, ne apprezzo da altrettanto tempo la capacità di presidiare i processi di evoluzione professionale facendo una cosa difficile: coniugare la tradizione con l’innovazione. Competenze, capacità, abilità, e tutti gli altri elementi che fanno di un singolo professionista un soggetto vincente si possono raggiungere da soli certo, ma con il supporto di AITI sono una cosa sola: più facili e più belli perché raggiunti insieme.

Qual è il ruolo di un'associazione professionale in un'epoca di social media e networking che potrebbero farle apparire ridondanti?

E’ un periodo complesso quello dello sviluppo contemporaneo delle reti associative e dei social. Un momento da comprendere appieno ma anche un momento di grande crescita in cui associazioni professionali come AITI sono fondamentali, rappresentando un punto di riferimento dei professionisti di settore al fine di:

  • adattarsi e competere nel proprio micro/macro segmento di mercato
  • presidiare le funzioni di controllo formativo, qualitativo ed etico-deontologico nei confronti degli iscritti e dell'utenza, con garanzia in termini di concorrenzialità
  • rafforzare le funzioni di rappresentanza qualitativa dei professionisti iscritti

In sintesi, possiamo dire che AITI può offrire a tutti gli iscritti la capacità di provare a raggiungere una leadership, singolare e plurale, attraverso la crescita e la creazione di continui vantaggi competitivi. Non è un obiettivo semplice da raggiungere: richiede impegno, motivazione, perseveranza, capacità di investire lavoro attuale contro prospettiva futura.

Cosa si aspetta da un'associazione professionale e perché consiglia di farne parte?

Come Presidente di Confassociazioni, che rappresenta a oggi 361 associazioni e circa 700mila professionisti iscritti, non posso fare a meno di sottolineare come la fondamentale funzione delle associazioni tutte e di AITI in particolare derivi dal fatto che i soggetti associativi, attraverso la selezione qualitativa, la condivisione di codici deontologici e l’identificazione degli abusi, innescano un meccanismo di reputazione a rete che abbatte l’asimmetria informativa del cliente, rendendo più consapevole la sua scelta di avvalersi o meno di un certo professionista di alta qualità.

Associazioni professionali come AITI sono in grado di chiarire gli standard e di coordinare l’azione dei professionisti attorno ad livello qualitativamente significativo di “servizio”, quello previsto dalle procedure di attestazione di competenza e di certificazione di parte terza della Legge 4/2013.

A tale funzione va poi aggiunto un ulteriore compito generato dai contesti di mercato in cui si dispiega l’attività professionale. Il professionista, come tutti sappiamo, è sempre combattuto tra il tempo da dedicare allo sviluppo delle proprie competenze e quello impegnato per l’erogazione del servizio al cliente. Di qui, un ulteriore ruolo fondamentale delle associazioni che consente al singolo operatore professionale di entrare a far parte di un modello di coalizione e scambio collettivo (il cosiddetto “network of trust”) come quello associativo che offre molteplici vantaggi:

  • in primo luogo, quello di usufruire di percorsi di aggiornamento continui, strutturati e focalizzati anche attraverso il contributo competenziale dei colleghi di associazione;
  • in secondo luogo, quello di scambiare opportunità (di business e non) con gli altri professionisti iscritti sia sul piano dei singoli incarichi, che sul piano delle informazioni rilevanti su prestazioni e servizi collaterali;
  • infine, quello di avere la possibilità di conoscere approfonditamente altri soggetti con cui collaborare per darsi, eventualmente, una forma organizzativa adeguata a rispondere al dinamico cambiamento delle esigenze del mercato.

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Perché entrare a far parte di AITI?
Perché AITI è un'associazione che offre molto ai propri soci, afferma Natacha Niemants, interprete e traduttrice freelance laureata a Forlì, dottore di ricerca in Lingue e Culture comparate presso l'Università di Modena e Reggio Emilia. Socia aggregata AITI dal 2017.

Cosa ti ha spinto ad entrare a far parte di AITI?

Ho aperto la P.IVA più di dieci anni fa e ho sempre pensato che non fosse necessario appartenere a un’associazione per lavorare in condizioni dignitose, dato che spetta poi comunque a ciascuno definire i criteri – e i confini – di un servizio di qualità. Ad incuriosirmi è stata però una mezza giornata informativa organizzata alla ex SSLMIT di Forlì poco più di due anni fa, una delle poche conferenze delle quali non ho purtroppo tracce scritte, perché vi ho partecipato con il mio secondogenito appena nato in braccio, quando non attaccato al seno. Ma conservo un ricordo vivissimo della sensazione di precisione, professionalità e apertura che AITI mi ha trasmesso in quella prima occasione di contatto e che mi ha poi spinta a fare domanda di ammissione come socia aggregata.

Qual era la tua immagine di AITI prima associarti e come è cambiata - se è cambiata - ora che sei diventata socia?

Prima AITI era un’associazione tra le tante, probabilmente quella più abbordabile per un neo-laureato alle prime armi. Poi, una volta socia, AITI ha confermato l’iniziale sensazione di precisione (delle informazioni trasmesse), professionalità (dei propri membri) e apertura (rispetto alle molteplici forme di una professione in divenire), il tutto in un clima frizzante e amichevole.

Cosa ti aspetti da un'associazione professionale e perchè consigli di farne parte?

Le mie aspettative sono duplici: (1) transazionali, nella misura in cui dentro AITI circolano (in)formazioni che possono contribuire alla mia crescita persona e professionale; (2) interazionali, perché AITI offre svariate opportunità per creare e coltivare rapporti umani che spesso travalicano i confini della cabina. Consiglio di farne parte perché AITI mostra di puntare sulle persone e perché credo che questa sia la migliore forma di investimento, per la “salute” dell’associazione e soprattutto dei singoli membri che la animano.

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Abbiamo fatto qualche domanda a Cecilia Robustelli, un punto di riferimento scientifico nel dibattito su lingua e genere nella comunicazione quotidiana e istituzionale.

Quando hai sentito parlare, per la prima volta, della nostra associazione?

Ho potuto conoscere l’AITI nel 2015 quando l’Associazione è entrata a far parte della Rete per l'Eccellenza dell'Italiano istituzionale (REI), fondata nel 2005 a Bruxelles dalla Direzione Generale Traduzione della Commissione Europea e da un gruppo di linguisti, tra i quali io stessa, per facilitare le comunicazioni istituzionali in un italiano chiaro e accessibile a tutti.
Successivamente ho conosciuto più da vicino le sue attività in occasione della Giornata di Studi "L'italiano al plurale: istruzioni per l'uso" che si è tenuta a Bologna il 7 aprile 2017 sull’italiano di genere, l’italiano nella comunicazione e l’italiano degli altri alla quale sono stata invitata come relatrice.

Come appare AITI a chi la vede dall'esterno?

È un’associazione dinamica, con componenti preparati, aggiornati, capaci di soddisfare le esigenze comunicative diverse, dalla traduzione letteraria a quella aziendale, nonché in ambito di interpretariato.

Ritieni che - per quanto riguarda la traduzione e l'interpretariato - un'associazione professionale come AITI possa rappresentare un interlocutore interessante nel tuo ambito di ricerca? ​

Sicuramente: come docente universitaria di Linguistica italiana in un corso di laurea in Lingue e Culture europee ritengo la conoscenza e la collaborazione con AITI un prezioso arricchimento sul piano della didattica e della formazione universitaria, oltre che su quello professionale.

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